domenica 16 maggio 2010

Prete oggi


E' notte fonda. Oggi ho partecipato ad un evento eccezzionale. Una grande chiesa tutta piena di uomini. Sono i gruppi degli "uomini del rosario" che si sono dati appuntamento nel santuario mariano diocesano. Sono gruppi di uomini che ogni settimana si riuniscono per recitare il rosario.


E con questa immagine negli occhi voglio continuare la mia riflessione sul "prete oggi".

Siamo consacrati per essere uomini del Risorto!
Ciò che mantiene viva la nostra vocazione sacerdotale è il fatto di stare con la gente e le comunità cristiane nei crocevia della vita. Quante volte siamo chiamati a collocare nei bimbi la “prima veste” quella del battesimo! Quante volte siamo chiamati dalle persone che indossano l’”ultimo vestito” quando ragionamenti e sicurezze, soldi e prestigio abbandonano la loro barca! In quanti momenti abbiamo detto “tanti auguri” agli sposi novelli o “alzati e cammina “ agli ammalati, o “pace e bene” agli afflitti e il perdono ai peccatori! In questi spazi di vita tocchiamo con mano il Risorto, rivestito con la sua gloria e le sue piaghe, che sono pure le nostre.

Siamo consacrati per essere testimoni di sobrietà!
Il sacerdote è chiamato a una vita di spogliazione. Uno spogliarsi che significa liberarsi di privilegi e spargere al vento desideri, saperi e oggetti che creano dipendenze. Il distacco e l’ascesi sono fondamentali per la costruzione di una vita libera e integrale. Essi ci allertano e ci liberano dai desideri artificiali, creati da un’industria che guadagna facendo leva sull’ansietà consumistica che continuamente promuove. Il distacco come impegno nel liberarsi del non-necessario perché tutti possano usufruire del necessario ha una funzione sociale che destabilizza il sistema e promuove fraternità. I doni, siano essi saperi, beni materiali o doni spirituali, non sono proprietà di quelli che li possiedono, ma di coloro che ne hanno necessità.
Nell’essere solidario, sobrio e compassionevole il sacerdote si fa compagno di strada di un popolo che porta sulle spalle carichi pesanti ed è vicino a tutti quelli che cercano un senso alla loro vita. Egli va incontro alle persone, cerca di assumere i loro linguaggi e i loro costumi; si adatta senza essere adattato. L’apostolo Paolo, il missionario senza frontiere, ci dà la misura certa: “Non conformatevi a questo mondo, ma trasformatevi, rinnovando la vostra mente, così da poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, gradevole e perfetto” (Rm 12,2). Nei crocevia della vita, nell’impegno e nella contemplazione, nei colloqui a notte fonda e nella preghiera, di mano data con la gente, con i colleghi con i nostri pastori, cresce la nostra esperienza di fede.

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