mercoledì 23 dicembre 2009

Feliz Natal

Tra le luci, le cene e i riti tradizionali, ricordati di "questo Dio"!

Era tardi quando Dio arrivò nella piazza, con il suo sacco sulla schiena e il cartone sotto il braccio. Subito due uomini di strada lo interpellarono: “Ehi, sei nuovo, eh? Vieni qui!”, A Dio piacque di essere chiamato così e rispose alla richiesta. Arrivò vicino a loro e augurò una buona notte. “Buona notte anche a te, ma non troppo… perché qui in strada non è un gioco!” rispose il primo.
Il secondo chiese: “Sei un nuovo arrivato qui, vero?” “
Si e no”, rispose Dio, “dipende da come mi guardi…”
“Mi piace questa risposta!, sii benvenuto, fratello! Sentiti a casa!”
Questa accoglienza calorosa, essere trattato come “nuovo arrivato”, “fratello”, scaldò il cuore di Dio. Molte volte sentiva freddezza quando gli esseri umani, sue creature predilette, si rivolgevano a lui…
“E com’è il tuo nome?” domandò uno dei due. “ Mi chiamano con tanti nomi…” disse Dio. “Anche noi ci chiamano con tanti nomi!”, replicò l’altro. “E la gente nemmeno vuole sapere il nostro nome preciso…Ma qui, tra noi, com’è il tuo nome?” “Il mio? E’ che è quasi… inaspettato”, cercò di concludere Dio.
Inaspettato!!! Mi piace questo nome! Benvenuto, Inaspettato! Io sono Natale, perché sono nato il 25 di dicembre, e questo è Compagno.”
Stendi il cartone per terra, e siediti qui, vicino a noi” lo invitò Compagno.
Dio sorrise… Pensò quante volte fu chiamato “Inaspettato”, ma furono ben poche. Questi due uomini erano più prossimi a lui di quelli dai quali invece è “Aspettato”.
E la conversazione fu allegra fino a tardi nella notte, quasi fino all’alba, quando i due caddero in un sonno profondo. Dio stava seduto sul cartone, contemplando questi due uomini che potevano ora godere del meritato riposo.
Al sorgere del giorno, si svegliarono ben disposti. “Dormii benissimo!, erano anni…” Questa si che fu una buona notte”. Fu forse Inaspettato a farci dormire così bene?, ma dov’è?... Oh, gente!, è sparito! Solo poteva essere…E perché? “Non è lui Inaspettato?”.
Mentre i due si interrogarono, sentirono il loro cuore ardere, e si alzarono rapidamente dicendo: “Dobbiamo raccontare tutto agli altri!”.
FELIZ NATAL!

venerdì 11 dicembre 2009

Una festa per Nossa Senhora

E' festa grande, festa solenne, festa di popolo.Con molta gioia, fede e speranza in tempi migliori, abbiamo celebrato la novena in onore della Madonna.

E' stata festa grande: 9 giorni di festa, di canti e di preghiere.
E' la festa in onore del patrono della parrocchia.
Qui il patrono è la Madonna: Nossa Senhora do Patrocinio. La festa si è conclusa con una solenne processione l'8 di Dicembre. Mi sembrava di essere tornato alla mia infanzia...quelle feste religiose ove giostre fuochi d'artificio, banchetti si uniscono alla Novena in chiesa e alle preghiere del mattino. Qui Nossa Senhora è la Madre che protegge, che accoglie, che dà vita e speranza. per questo il popolo le è molto affezzionato.
E' la festa religiosa più sentita, più di Natale e Pasqua. Spero che Gesù non se ne abbia a male...ma a sua mamma permette tutto.

sabato 28 novembre 2009

Un fiume: acqua per tutti e non solo per pochi - II°-




Oggi abbiamo percorso, sempre con il vescovo, il cammino inverso. Abbiamo visitato le comunità e le famiglie che questo vengono interessate da questo progetto della transposizione.
Sono quasi 200 famiglie interessate. A detta di queste famiglie il personale del governo è molto gentile e disponibile ad ascoltare le persone.I problemi emersi riguardano il valore della indenizzazione della terra; il valore offerto infatti è spesso molto basso. Inoltre come risolvere il problema di proprietà che vengono divise a metà dal passaggio del canale, poi come e dove ricostruire le case che devono essere abbattute per permettere al canale di passare.E infine come fare perché l'acqua possa andare anche a beneficio della povera gente.
E' nostra intenzione costituire una Rete di entità per realizzare un controllo sociale sulla trasposizione. Unire forze che si collocano a servizio delle comunità per far sì che i benefici di questa opera grandiosa non siano solo a vantaggio di pochi e magari ricchi, agroindustria e fazendeiros, ma vada anche a beneficiare i piccoli.

venerdì 27 novembre 2009

Un fiume: acqua per tutti e non solo per pochi - I°

Enormi macchine stanno lavorando a pieno ritmo e riempiono di rumori assordanti questa aria cristallina delo sertao brasiliano.Ho trascorso, assieme al vesovo due giorni per visitare le grandi opere che si stanno facendo per trasportare il 6/7 per cento delle acqua del fiume Sao Francisco. Accompagnati dal personale del Ministero di Brasilia e da un ingegnere capo abbiamo cercato di capire cosa sta succedendo in questa nostra diocesi e dintorni. Siamo andati con l'idea di formare un gruppo che aiuti le comunità interessate ove passa questo canale a vigilare affinché siano rispettati i loro diritti e possano beneficiare del passaggio di quest'acqua.


E' un immenso progetto: 642 metri di canale a cielo aperto, largo 3 metri e profondo 5. Vi lavorano 10.000 operai e tecnici. Vi sono 3.600 macchine, ruspe, camion, buldozer,che operano a pieno ritmo.Si costruiranno 6 dighe con altrettanti bacini d'acqua.



L'acqua, 140 metri cubi al secondo, sarà innalzata per 300 metri e poi correrà per forza propria verso grandi riservatori. Di lì alimenterà le grandi città.
E' un'opera immane che costerà circa 6/7 miliardi di euro. La nostra preoccupazione è che tutto questo vada a beneficio non solo dei grandi ma anche della povera gente.








lunedì 9 novembre 2009

Un fiume: il rio Sao Francisco




Da sempre la regione del Semi-Arido viene collocata ai margini dello sviluppo socio-economico, ed è lì che le relazioni tra poveri e ricchi si degradano sempre più. In questa terra secca e solarata scorre lento e maestoso il rio São Francisco; esso è la grande risorsa per la vita della gente, è quello che garante l’esistenza di milioni di nordestini. Qui la vita della popolazione dipende dalla vita del fiume. Se il fiume sta bene, in salute, anche il popolo godrà di salute. Se il fiume soffre ed è malato, anche la gente ne soffrirà le conseguenze. Se il rio dovesse morire, la popolazione morirà assieme al suo fiume.

La vocazione del “Velho Chico”, così viene chiamato affettuosamente il fiume, è quella di servire, produrre vita.
Ti invito attraverso alcune immagini ad una gita in barca su questo fiume maestoso. E’ lungo circa 3.000 chilometri e in esso troviamo centinaia di isole abitate. Spesso viaggio lungo questo fiume per visitare le comunità cristiane sparse sulle isole. Buon viaggio



mercoledì 21 ottobre 2009

Floresta:la mia diocesi nel sertao brasiliano




La diocesi di Floresta è situata nello stato del Pernambuco in una regione caratterizzata da un clima semi-arido. Temperature che vanno dai 25 ai 35 gradi, poche piogge annuali e un’area in avanzato stadio di desertificazione. La Diocesi, divisa in 13 parrocchie, ha circa 300.000 abitanti. Una ventina di sacerdoti e una trentina di suore più molti laici e animatori di comunità sono la forza viva di questa chiesa. La gente vive di agricoltura, allevando animali, soprattutto capre e mucche, lavorando nel commercio e nei lavori pubblici. Non esistono industrie. Molte famiglie vivono con la misera pensione degli anziani o con un introito dato mensilmente dal governo, chiamato “bolsa familia” – è un piccolo contributo statale che permette loro di acquistare ogni mese il minimo sufficiente per vivere- .Vi è una forte migrazione soprattutto dei giovani, che se ne vanno in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. La partecipazione politica della maggioranza della gente è debole, favorendo così nei vari comuni un governo di famiglie tradizionali o di candidati molto populisti, che comperano la gente con piccole donazioni e tante promesse senza una effettiva partecipazione popolare della cosa pubblica. Deboli sono pure le organizzazioni della società civile.

E’ in questo contesto che mi sto inserendo, anzi mi sto guardando attorno. La mia immersione in questa diocesi inizia sulle rive del Rio Sao Francisco in una parrocchia di circa 20.000 abitanti.
Il nome della parrocchia è Belém do Sao Francisco. In essa vi è un centro, più una trentina di comunità sparse all’interno, alcune anche lontane più di 50 chilometri. La diocesi, pur nella sua povertà di forze e di mezzi, è impegnata profondamente in un cammino missionario, imparando a vivere come chiesa di comunione e partecipazione, fatta di fratelli e sorelle discepoli e missionari di Gesù, attenta alla costruzione del Regno di Dio e avendo come punto di riferimento i poveri e gli esclusi.
Sono molto contento nel sapere che nel tuo cuore e nei tuoi pensieri vi è un piccolo spazio anche per questa diocesi. Essa diviene tua compagna di viaggio, e sapendo di essere accolta dalla tua attenzione e generosità offre quel poco o quel tutto che ha:
- una presenza di gioia e speranza tra gente povera,
- una voce profetica tra gente esclusa e considerata ‘non-
utilizzabile’ da chi ha potere e ricchezza,
- un camminare con il passo lento di chi fa più fatica, per
testimoniare la presenza del Regno di Dio, che è giustizia,
pace e solidarietà, vita piena per tutti.

venerdì 9 ottobre 2009

Un popolo in missione





Il loro volto é segnato profondamente dal sole e dal caldo. Le loro mani portano la presenza di um lavoro duro e pesante. I loro piedi manifestano il percorrere chilometri e chilometri su terra battuta e polverosa. I loro vestiti denotano uma vita di povertà e sopravvivenza. Sono i missionari e missionarie della diocesi di Floresta, laici e laiche che vivono il loro battesimo e la loro fede cristiana come ‘missione’.
I vescovi dell'America Latina nel Documento di Aparecida cosi dicono: “Assumiamo l’impegno di uma grande missione in tutto il Continente...Questa ferma decisione missionaria esige la conversione pastorale delle nostre comunità, parrocchie e movimenti; uma conversione che richiede di passare da uma pastorale di pura conservazione ad uma pastorade decisamente missionária”. E i vescovi del Brasile nel loro documento Direttrici Generali dell’azione evangelizzatrice della chiesa in Brasile 2008-2010 aggiungono: “Fare della chiesa la casa e la scuola di comunione, questa é la grande sfida che ci aspetta. Per raggiungere questo obiettivo é necessária uma permanente conversione pastorale, per non installarci nella comodità, nela sfiducia e nell’indifferenza, collocandoci ai margini delle sofferenze dei poveri”(n.54-55).
Questa piccola e povera diocesi del sertão che è Floresta ha assunto con decisione e coraggio questo invito che lo Spirito sta suggerendo alle chiese, e sta trasformando tutta la sua pastorale in pastorale missionaria. Erano piú di seicento, uomini e donne semplici, di estrazione popolare, in maggioranza giovani, coloro che in questo fine settimana di marzo, lasciate le loro case, hanno partecipato ad um fine settimana di spiritualità. Sono persone che visitano e passano di casa in casa, a volte percorrono chilometri per animare uma famiglia e dare uma parola di speranza annunciando che Gesù è loro amico. Presiedono settimanalmente la celebrazione del Giorno del Signore, animano le comunitá e annunciano la Parola, visitano i malati e stimolano la gente a riunirsi per, insieme, incontrare piste di soluzione ai loro problemi e alle situazioni di ingiustizia e di violenza che vivono quotidianamente. Sono autentici missionari! Sono le colonne ed il futuro di questa chiesa! La loro presenza rende vere ed autentiche le parole del Signore: “Ti ringrazio, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25)”. E contemplando i loro volti si intende chiaramente la descrizione che Paolo fa della comunità di Corinto: “Non vi sono tra voi molti saggi secondo la carne, né molti potenti, né molti di famiglia ricca...” (1 Cor. 1,26). Sono mamme di famiglia, sono giovani lavoratori/studenti, sono uomini che lavorano di zappa e di machado; minimo è il loro grado di istruzione, poche le loro conoscenze, scarsi i loro denari...dove sono i ricchi? Dove sono i professori universitari? Dove sono i medici, gli avvocati, i banchieri?...Il Signore li sceglie per confondere i forti, e li chiama per ridurre al nulla ciò che si ritiene importante (1 Cor. 1,28).
E´ con loro e attraverso di loro che il Signore annuncia la Buona Notizia.
Animati e sorretti dallo Spirito del Signore risorto ci siamo lasciati con questo semplice ma profondo profilo della figura del missionário. Um profilo che è tutto um programma di vita.

Per essere missionaria e missionario è necessário avere:

Nella testa la fede nel valore della gente.
Negli occhi la capacita di cogliere la presenza di Dio.
Nelle orecchie l’ascolto rispettoso ed attento.
Nella bocca il sorriso della gioia e della speranza.
Nelle braccia la resistenza e l’impegno per il Regno.
Nelle mani la disponibilità alla solidarietà.
Nei piedi il camminare e la capacita di uscire da se stessi.
Nel cuore la passione per Cristo e per i poveri.
Nel ventre l’amore per la vita.

Buon ottobre missionario!

martedì 29 settembre 2009

Festa dei "vaqueiros"

Vaqueiro, il tuo correre sul cavallo per condurre la mandria, il tuo rincorrere i buoi fuggitivi e il tuo proteggere le mucche dagli animali feroci, fa di te l'uomo caratteristico di questo sertao. Oggi è festa grande nella fazenda di Seu Pedro. I vaqueiros si sono dati appuntamento. Un giorno di festa è sempre ben accetto. Una festa poi che comincia con il ringraziamento al Signore e la richiesta che il suo sguardo benevolo sia protezione e rifugio, è una festa benedetta e nel segno della pace.

mercoledì 23 settembre 2009

Non aver paura!

Sulla scaletta dell’aereo che mi riportava in Brasile ho avvertito un profondo senso di leggerezza. Un’aria fresca e sana mi invadeva e dava fiato al respiro della mia anima.
Ho trascorso il mese di agosto in Italia, nella mia terra natale, tra familiari ed amici; e in questa patria amata mi sono sentito un po’ sperduto e straniero. Ho percorso, tra verdi colline e sole infuocato, sentieri conosciuti e ben noti alla mia giovinezza, ma non ho incontrato nelle parole di molta gente ideali e valori che da sempre delineano le strade maestre della mia vita. L’accoglienza e la disponibilità ad aprire la propria casa e il proprio paese a chi nella vita ha ricevuto meno viene considerata alla stregua di un ingombrante rifiuto da gettar via. La condivisione e la solidarietà, rese insignificanti ed inoperose, vengono trattate come muti oggetti da museo. Il senso religioso, vera possibilità che permette di volare alto e allargare i nostri orizzonti, è imprigionato fra quattro mura di pareti domestiche, oltre ad essere appesantito da una squallida paura che rende trepidanti e quasi senza coraggio chi ancora fa del vangelo il punto di riferimento della propria vita.
E poi la crisi attuale, che colpisce sempre i più deboli e indifesi; la prospettiva di perdere i molti beni materiali conquistati in questi anni; la giusta rivendicazione di molti popoli al diritto di avere almeno il sufficiente per vivere e la sacrosanta richiesta di sedersi alla tavola dei consumi, offre un scenario di un futuro non semplice da affrontare. E’ questo scenario che aleggia nell’aria; è quest’aria che si respira, e sono questi i discorsi che si sussurrano per le strade. Ma chi, come me e come molti italiani e italiane missionari, vive nel mondo fra la povera gente, viene la voglia di dire: “Non abbiate paura!




L’Italia è una fra le nazioni ove attualmente si vive meglio: sicurezza, salute, scuola, educazione sono ben servite anche se non perfette. E che dire dello stile di vita, sembra quasi superiore alle nostre possibilità, e forse lo è. Rinchiudersi, proteggersi, difendersi, mugugnare e lamentarsi…sono verbi che poco si addicono alla “Buona Notizia” di Gesù. E’ bene ripescare nel Vangelo alcune perle preziose che danno valore al nostro cammino di cristiani: “Non abbiate paura io sono sempre con voi”; “Ove c’è il tuo tesoro, là c’è anche il tuo cuore”; “Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perde la propria vita per me e per i fratelli, la troverà”.
Che non ci accada come quell’uomo in una notte di luna piena camminava sulla spiaggia e pensava:
“Se avessi un’automobile nuova, sarei felice…
“Se avessi una casa molto bella, sarei felice…
“Se avessi un ottimo lavoro, sarei felice…
“Se avessi una compagna perfetta, sarei felice…
In quel momento inciampò in una piccola borsa piena di pietre e incominciò a gettarle, una ad una, in mare. E, ogni volta che lanciava il sassolino diceva: Se avessi…sarei felice”, Così fece, finché non rimase che una piccola pietra, che decise di conservare.
Arrivato in casa si accorse che quella pietra era un prezioso e bellissimo diamante. Quanti diamanti ha gettato in mare prima di fermarsi a pensare?
Spesso anche noi buttiamo via i nostri preziosi tesori, desiderando di avere sempre di più, o sognando che arrivi ciò che è migliore o perfetto.

lunedì 14 settembre 2009

Presentazione





Vivo in Brasile nel centro del grande Nordest. In una zona segnata dal caldo e dalla siccità.
Tra gente semplice, povera e ricca in umanità.
A servizio di una piccola diocesi, presenza di Gesù Risorto tra i poveri.
Belém do Sao Francisco è la città in cui vivo.
Floresta la diocesi che mi accoglie.

Presentazione




Missionario chi sei?

Se sei missionario e stai per partire la gente incontrandoti ti chiede: “Che cosa vai a fare? Dove vai c’è da mangiare? Hai una casa? Quando arrivi c’è qualcuno che ti accoglie?” L’immagine di un missionario che va all’avventura, in luoghi sperduti e sconosciuti, fra gente sottosviluppata è ancora molto presente nell’immaginario dei nostri amici italiani. Eppure come è cambiata la figura del missionario in questi ultimi anni. Testimonianze, incontri, riflessioni e documenti contribuiscono a far nascere un nuovo volto e nuove prospettive per colui che viene inviato a servizio di chiese sorelle. E poi quante chiese giovani, presenti soprattutto nel Sud del mondo, stanno inviando loro personale nei vari continenti. Anche qui in Italia suore e preti di razze, di culture e di popoli diversi sono presenti e si collocano al servizio delle nostre comunità. Veramente sta cambiando la figura del missionario e del suo ruolo nella società.
Missionario oggi si presenta in mezzo a noi come:
- uomo e donna cercatore di verità, capace di mettersi insieme alla gente con cui vive, per camminare con loro e al loro passo. E’ testimone di un dono ricevuto, ma sa che vi sono diverse vie, diversi approcci all’incontro con Dio.
- uomo e donna ponte, che sa costruire scambi e incontri fra popoli e culture diverse. Non un navigatore solitario, ma espressione di una comunità-ponte fra diverse comunità. Va non solo con volontà di collaborazione, ma soprattutto con desiderio di comunione e di scambio.
- Uomo e donna sempre meno professionista dell’andare e sempre più professionista del condividere e dello scambiare. Disponibile ad abbracciare la temporaneità del servizio. La sua vita non è più un andare per rimanere là tutta la vita, ma è un dedicare alcuni anni a questa esperienza e poi reinserirsi nella propria realtà di partenza per vivificarla e darle un respiro di mondialità.
- Uomo e donna servitore, capace di inserirsi e mettersi a disposizione della realtà e della chiesa locale che lo accoglie. Va sempre meno a fondare chiese e sempre più a camminare con le chiese, con la profonda consapevolezza che le chiese giovani, con le loro fragili strutture e le loro diversità pastorali e ministeriali, sono vere chiese del Signore. Per questo è un attento osservatore di quello che lo Spirito dice alla chiesa che lo ospita e torna ai luoghi di origine per testimoniare quello che il Signore opera presso altri popoli.
E nell’incontro con le grandi religioni egli è un testimone fedele dell’amore di Dio che è Padre e Madre di ogni uomo e vive con la serena certezza che ogni esperienza religiosa, se è vissuta in serietà e profondità, conduce all’unico Signore.
Infine egli è il compagno e compagna di strada di Colui che è il Missionario per eccellenza, il primo e l’unico: il Signore che conduce la storia, il Signore che ama la vita.